mercoledì 31 marzo 2010

Officina della Camomilla - L'Officina della Camomilla EP

Recensione 002: di Mr Kocot

...L'Officina della Camomilla e' musica da ascoltare con un proiettore, un telo bianco, luce spenta e il sole che riposa nei tombini, quando nella citta' non c'e' nessuno e te ne vuoi stare a casa con qualcuno che ami. Le diapositive sono semplici e sgranate, tristi e malinconiche, ma estremamente dolci, come stecche di vaniglia. La prima diapositiva che scorre dal proiettore al bianco telo e' la porticina che bisogna aprire per entrare nell'Officina della Camomilla, dopodiche' salite a cavallo del suo mostro d'armadio e solcate senza paura le voci di sottofondo e le parole musicate di "dai graffiti del mercato comunale" e di "basmati" che tanto mi ricordano un vinile comprato una decina di anni fa' dei Teenage Fanclub & Jad Fair, da mettere su nelle domeniche piovose, per far l'amore, la prima volta. Senza fermare il proiettore, avanzate a piccoli passi nel mondo di Camomilla nei suoi "romantico=a strappo" e "EE Londra e Londra" dove affogherete in adolescenze e labbra come tagliole, che quando baciano dovrebbero far male, ma vi lascerete far sanguinare lentamente e tra suoni di carillion e flauti, vi infilerete i vostri jeans, uscirete a far spesa e sarete sorpresi a mangiare tranquilli fuori dal supermercato pensando al prossimo negozio di dischi da visitare!!! Tra superga e t-shirt sporcate da vino e fragole, sarete trasportati da mostri innamorati nel cielo di Milano, tra panchine che faranno da stanza ai vostri ascolti, delle tracce "gentilissimo oh" "le mie pareti fluorescenti di Nord Africa" e "le Timberland"......eppoi ecco "Charlotte" la mia preferita, cosi' sfasata e triste...senza parole. Arriverete rilassati fino all'ultima nota di questo EP cuffiette edition, realizzato su di un letto, tra un cuscino e una chitarra, con i suoni di "Nadeje e le ruote panoramiche" e "Mayoko e Adelaide" infine vi sveglierete solo per ascoltare la psichedelica, muro, fucsia, vino, bici, sala giochi ultima traccia, "ho le Reebok che brillano e ribrillano". Finito di ascoltare, forse vi fara' ricordare schegge di musica francese degli anni '60 o un Tenco triste e malinconico o addirittura i film di Pupi Avati, comunque vada ascoltate il tutto su di un letto a castello e poi lasciatevi cullare sognando ruote panoramiche e Talking Heads sui lampadari.....
Qui sotto trovate i link utili pe contattarlo:
Album: L'Officina della Camomilla
Artista: Officina della Camomilla
Anno: 2010

giovedì 18 marzo 2010

Eva Milan - Totem EP

Recensione_001: di Mr Gasperino


La prima recensione che vi propongo è quella di un’artista romana che risponde al nome di Eva Milan, la quale ha fatto una scelta determinata e coraggiosa, quella di pubblicare i propri album accessibili a tutti, liberamente, gratuitamente e scaricabili in modo legale dal sito www.jamendo.com – utilizzando la licenza Creative Commons.


Per immergerci in questo lavoro ho deciso di partire dal significato della parola del titolo dell’album Totem: «deriva da ototeman utilizzata dai nativi d’america per indicare un’entità naturale o sopranaturale, che lega fra loro determinati individui (famiglie, tribù o clan); viene considerato lo spirito che ha dato origine al gruppo». Se ci rilassiamo mentalmente mentre ascoltiamo le tracce che compongono quest’opera, ci troviamo trasportati, grazie ai testi impegnati e i suoni tribali, percussivi e ripetitivi, seduti intorno a un Totem estasiati e traslati insieme ad una tribù a cantare, suonare e ballare. Questa sensazione descritta è apprezzabile già dal primo ascolto, dove ad emergere non è la voce dell’artista (anzi una critica va posta alla registrazione in studio, che per omologare il suono, spesso ha trascurato la voce che, se pure non eccellente, colpisce e risulta complessivamente interessante), non la capacità di un singolo strumentista (eccetto per l’ultima traccia dove la chitarra classica si distingue dal resto della formazione), ma semplicemente una coralità di strumenti che in ogni traccia ci riporta al tema centrale dell’album – tutti seduti attorno ad un Totem ascoltando un rock- indie.


Una particolare attenzione la poniamo sui testi, mai banali – anzi – che possiamo definire delle vere e proprie poesie. Si può tranquillamente dire che la Poetessa Eva Milan sia stata prestata al mondo della musica. Tutto l’album verte su un tema tribale suonato decentemente da tre musicisti che accompagnano Eva (chitarra e voce) che sono: Marco De Masi (basso, chitarra acustica e flauto), Marco Mattei (chitarra) e Andrea Morsero (batteria). L’album va in un crescendo dalla prima alla sesta traccia presentando in più occasioni l’idea di aver lasciato alcune imperfezioni esecutive. Nessun musicista spicca od eccede, ma le chitarre – spesso nella loro semplicità – risaltano alcune idee e risultano ben congeniate.


La prima traccia (Sull’orlo dell’abisso): ci immette da subito nel tema portante di tutto l’album. Immediatamente ci si imbatte nelle caratteristiche vocali, ma soprattutto quello che colpisce sono i testi.


Il secondo brano (Condizionatamente): per circa quattro minuti ci si trova al centro di ritmi percussivi e ripetitivi che pongono il giusto accento al contenuto dell’opera. Il tutto risulta ben arrangiato, ma ancora una volta a catturare l’attenzione dell’ascoltatore, saranno le parole utilizzate. “Sale la nebbia, diventa oscurità”.


Con la terza canzone (Laura): ci imbattiamo in una ballata rock. Da ascoltare.


La pista quattro dell’album (Cose Fuori Dal Mondo): è semplicemente un capolavoro, nella sua imperfezione colpisce, cattura e soprattutto – cosa da tener ben presente in quest’epoca – da spunti di riflessione. Ancora una volta a percuoterci è l’intensità del testo che, con poche parole, segna un concetto dai mille risvolti.


Il quinto motivo (Controcorrente): da subito l’arrangiamento creato fa sembrare di andare controcorrente, con fatica si riesce ad andare avanti. Con un solo aggettivo: Interessante.


Giunti all’ultima traccia (Esodo): non si vira rispetto all’idea originaria dell’album, ma il brano spicca sia per il contributo della chitarra classica di Luca Lo Perfido, sia per il cantato di Eva, che accendono un’emozione e ci fanno sentire come un popolo pellegrinante senza meta, dove il canto da preghiera si trasforma a disperazione.


Conclusioni: Sicuramente un ascolto più attento e ripetuto mette in luce alcuni nei, ma l’impronta dell’opera è che l’artista abbia spinto su un’esecuzione corale, anziché individuale. Ciò che colpisce senza nessun dubbio è che ci troviamo di fronte ad una persona che ha prestato la sua penna poetica alla musica rock, se l’intento era di far sentire l’ascoltatore dentro una tribù indiana d’America è riuscito in pieno. Se ci si lascia andare si avrà l’impressione – come già scritto – di trovarsi all’interno di un rito dove ognuno si esprime con i propri mezzi, pertanto ciò che conta non è la forma ma il contenuto.


Album: Totem
Artista: Eva Milan
Anno: 2009