giovedì 18 marzo 2010

Eva Milan - Totem EP

Recensione_001: di Mr Gasperino


La prima recensione che vi propongo è quella di un’artista romana che risponde al nome di Eva Milan, la quale ha fatto una scelta determinata e coraggiosa, quella di pubblicare i propri album accessibili a tutti, liberamente, gratuitamente e scaricabili in modo legale dal sito www.jamendo.com – utilizzando la licenza Creative Commons.


Per immergerci in questo lavoro ho deciso di partire dal significato della parola del titolo dell’album Totem: «deriva da ototeman utilizzata dai nativi d’america per indicare un’entità naturale o sopranaturale, che lega fra loro determinati individui (famiglie, tribù o clan); viene considerato lo spirito che ha dato origine al gruppo». Se ci rilassiamo mentalmente mentre ascoltiamo le tracce che compongono quest’opera, ci troviamo trasportati, grazie ai testi impegnati e i suoni tribali, percussivi e ripetitivi, seduti intorno a un Totem estasiati e traslati insieme ad una tribù a cantare, suonare e ballare. Questa sensazione descritta è apprezzabile già dal primo ascolto, dove ad emergere non è la voce dell’artista (anzi una critica va posta alla registrazione in studio, che per omologare il suono, spesso ha trascurato la voce che, se pure non eccellente, colpisce e risulta complessivamente interessante), non la capacità di un singolo strumentista (eccetto per l’ultima traccia dove la chitarra classica si distingue dal resto della formazione), ma semplicemente una coralità di strumenti che in ogni traccia ci riporta al tema centrale dell’album – tutti seduti attorno ad un Totem ascoltando un rock- indie.


Una particolare attenzione la poniamo sui testi, mai banali – anzi – che possiamo definire delle vere e proprie poesie. Si può tranquillamente dire che la Poetessa Eva Milan sia stata prestata al mondo della musica. Tutto l’album verte su un tema tribale suonato decentemente da tre musicisti che accompagnano Eva (chitarra e voce) che sono: Marco De Masi (basso, chitarra acustica e flauto), Marco Mattei (chitarra) e Andrea Morsero (batteria). L’album va in un crescendo dalla prima alla sesta traccia presentando in più occasioni l’idea di aver lasciato alcune imperfezioni esecutive. Nessun musicista spicca od eccede, ma le chitarre – spesso nella loro semplicità – risaltano alcune idee e risultano ben congeniate.


La prima traccia (Sull’orlo dell’abisso): ci immette da subito nel tema portante di tutto l’album. Immediatamente ci si imbatte nelle caratteristiche vocali, ma soprattutto quello che colpisce sono i testi.


Il secondo brano (Condizionatamente): per circa quattro minuti ci si trova al centro di ritmi percussivi e ripetitivi che pongono il giusto accento al contenuto dell’opera. Il tutto risulta ben arrangiato, ma ancora una volta a catturare l’attenzione dell’ascoltatore, saranno le parole utilizzate. “Sale la nebbia, diventa oscurità”.


Con la terza canzone (Laura): ci imbattiamo in una ballata rock. Da ascoltare.


La pista quattro dell’album (Cose Fuori Dal Mondo): è semplicemente un capolavoro, nella sua imperfezione colpisce, cattura e soprattutto – cosa da tener ben presente in quest’epoca – da spunti di riflessione. Ancora una volta a percuoterci è l’intensità del testo che, con poche parole, segna un concetto dai mille risvolti.


Il quinto motivo (Controcorrente): da subito l’arrangiamento creato fa sembrare di andare controcorrente, con fatica si riesce ad andare avanti. Con un solo aggettivo: Interessante.


Giunti all’ultima traccia (Esodo): non si vira rispetto all’idea originaria dell’album, ma il brano spicca sia per il contributo della chitarra classica di Luca Lo Perfido, sia per il cantato di Eva, che accendono un’emozione e ci fanno sentire come un popolo pellegrinante senza meta, dove il canto da preghiera si trasforma a disperazione.


Conclusioni: Sicuramente un ascolto più attento e ripetuto mette in luce alcuni nei, ma l’impronta dell’opera è che l’artista abbia spinto su un’esecuzione corale, anziché individuale. Ciò che colpisce senza nessun dubbio è che ci troviamo di fronte ad una persona che ha prestato la sua penna poetica alla musica rock, se l’intento era di far sentire l’ascoltatore dentro una tribù indiana d’America è riuscito in pieno. Se ci si lascia andare si avrà l’impressione – come già scritto – di trovarsi all’interno di un rito dove ognuno si esprime con i propri mezzi, pertanto ciò che conta non è la forma ma il contenuto.


Album: Totem
Artista: Eva Milan
Anno: 2009

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