domenica 12 dicembre 2010

REIN - E' FINITA Ep


Recensione 013: di Mr Gasperino

“E’ FINITA” E’ il titolo dell’ultimo loro lavoro discografico ed esce pubblicato su Jamendo  il 15 ottobre di quest’anno. Vi domanderete, a buon veduta, del perché abbiamo atteso tanto per recensire questo nuovo lavoro dei REIN. Il motivo và ricercato nei dati, infatti per raccontarvi di questa formazione abbiamo voluto attendere due mesi dalla loro fatica discografica per regalarvi qualche numero. Iniziamo con il dire che è il loro terzo album, anche questo come i precedenti pubblicato sotto licenza Creative Commons, indica l’importanza di certe “piattaforme” e la bontà degl’artisti che ne fanno utilizzo.
E’ giunto il momento di dare i numeri, che senza ombra di dubbio, chiariscono, senza influenzare l’opinione del lettore. In circa due mesi è stato ascoltato circa 19.200 volte ed è stato scaricato circa da 2.000 persone, giudicate un po’ voi. Di fronte alle grandi case discografiche, che si ostinano a lanciare sempre gli stessi artisti, o se ne propongono qualcuno di nuovo non nient’altro che un nuovo prodotto di laboratorio (che viene lanciato solo per arricchire le casse delle case discografiche) l’unica reale risposta è quella di progetti alternativi. La libertà che lascia queste piattaforme permettono ad ogni artista di cimentarsi con la critica più ardua da superare: la critica diretta del pubblico che li giudica o li promuove o li affonda;  dando così a tutti la possibilità di farsi conoscere.
Tornando alla recensione dell’ultimo album dei REIN inizierei con il dire che:  ascoltando quest’album è come se ci trovassimo di fronte ad un pittore che dipinge una tela dei tempi in cui vive. È come trovarsi dinanzi ad un fotografo che un click racchiude, su un pezzo di carta, un istante che non sarà mai più. Ci troviamo dinanzi ad una band che fa della canzone d’autore forma d’espressione musicale. Tutto questo sono i REIN. Ci troviamo di fronte ad un gran lavoro con ottimi arrangiamenti ed interpretazione. Questa loro terza fatica racchiude tutto quello scritto fin’ora e non solo, con questo Ep la band romana, si migliora e conferma tutto quello di buono che avevamo ascoltato nei loro precedenti lavori.
Ascoltando quest’opera, già dalla prima traccia (che presta il proprio titolo a tutto l’album), si ha l’impressione di trovarsi di fronte a qualcuno che racconta - con schiettezza il proprio tempo in cui vive. Raccogliendo tutti gli aspetti di questa società. In “È  FINITA” troviamo un legame con tutte le altre tracce di questo lavoro, una catena che unisce tutti i brani in un percorso; è la stessa catena, che si lega con i lavori precedenti. In questo album la band si consacra come realtà del nostro palcoscenico musicale, pronta per il grande pubblico: MATURITA’...
Andando avanti nell’ascolto ci imbattiamo nelle note di: “LA NOTTE E LA BENZINA” brano di rabbia e protesta, protesta di tempi non troppo lontani, protesta che sembra appartenere solo agli artisti…. LA NOTTE LA POLIZIA… LA NOTTE A CASA MIA…
Spesso ci è stato consigliato di osservare le “cose” da un altro punto di vista, ed è cosi che da “SUL TETTO” il punto di osservazione cambia completamente rendendo le cose osservate diverse. Questo brano rappresenta l’ingegno artistico di questa formazione. Fantastica interpretazione di questa band, che con un approccio semplice – alla portata di tutte le “orecchie” – descrive la realtà di una città vista dall’alto. CAPOLAVORO….
Ispirarsi ad una preghiera come l’”AVE Maria” per catturare l’attenzione, ancora una volta, sulla nostra società, sui nostri tempi moderni che sono all’insegna del consumismo; una storia da non scrivere. Consolati dalla Vergine chiediamo indietro cio’ che è nostro, riprenditi il tuo Pane quotidiano fatto di mediocrità. GENIALI….
Di fronte a tanta banalità e superficialità di quest’epoca, che non aiuta affatto progetti musicali, la risposta – i REIN – la danno nei brani “MEGALOPOLIS”, “L’ERA DEI PESCI” e “STRADE DESERTE”. Tre brani che descrivono lotte, sofferenza e ricerca della libertà. Tre ottimi brani da assaporare.
I REIN, ancora una volta, fotografano situazione dei nostri tempi e li raccontano attraverso i loro brani, ma il sentimento ad emergere questa volta è la RABBIA.  Anche questa volta la formazione non risulta affatto banale, anzi, ciò che emerge in ogni loro interpretazione è un elemento, un movimento, un idea originale come una pennellata unica su una tela, senza eccezione anche in “OLTRE LE LINEE NEMICHE”. IRRIPETIBILE…..
Nel brano che ci prestiamo ad ascoltare, chiedo di soffermarsi su due aspetti, il primo è l’arrangiamento musicale: allegro e spensierato, il secondo è il testo: importante e di spessore, questo è “HIROSHYMA TAKE AWAT”.  Da non perdere….
La traccia che chiude questo lavoro è illuminante, perché ci fa render conto che, se quest’album è stato ascoltato dall’inizio alla fine, tutti i brani sono collegati l’uno all’altro. Ci raccontano una storia, un percorso lungo fatto di lotta, di speranza e di osservazione come in “L’ERBA AI LATI DELLA STRADA”. Ciò che emergere è che ci troviamo dinanzi a chi non si sofferma all’apparenze. FATICOSO….
Posso tranquillamente affermare che questa formazione ha una struttura musicale ormai rodata ed consolidata, posso altrettanto confermare che di cose da raccontare ne hanno realmente tante. Provocatori ed ironici i REIN confermano, con questo lavoro, la bontà del progetto. Sono la dimostrazione che si può fare musica, BUONA musica, utilizzando licenze lontane da quelle tradizionali, la strada intrapresa può sembrare più ardua, ma sicuramente è più libera ed indipendente.
A te che stai leggendo resta solo una cosa da fare: scaricarli, aprirsi una buona bottiglia di vino e passare circa un’ora con della buona musica.

venerdì 3 dicembre 2010

LOSK & CORAX - Ep Rumble on


Recensione 012: di Mr Kempo

Mi verrebbe da dire che Losk & Corax sono 2 pischelli di Roma……ma li renderei coatti e denigrerei il loro lavoro…..quindi Losk & Corax sono due ragazzi poco più che ventenni che per esprimere le loro sensazioni il disagio sociale che ci circonda hanno cominciato a comunicare tramite il RAP. Si proprio il rap che secondo e oggi rappresenta il modo piu’ semplice e diretto per denunciare il malessere culturale e civile dei nostri tempi.
Il loro 1° lavoro s’intitola “Ramble on” uscito nel 2009 composto da 16 tracks con rime geniali e caratterizzate da basi musicali di ottima fattura, create per l’occasione da Brasca Prod.

  • Antibiotico: La prima traccia e’ subito molto coinvolgente ritmo alto che attira l’attenzione e rende chiara l’idea che i ragazzi non giocano. Ovviamente l’antibiotico è la musica, unica medicina che li cura dallo stress della vita quotidiana lasciandoli liberi di esprimersi.
  • Ogni giorno: [in troppi hanno sorrisi spenti e stretto i denti mentre all’ospedale vedo bei sorrisi tra morenti ………. ogni giorno io vivrò come se fosse l’ultimo ……] Bella traccia di speranza e fomento per non abbattersi mai ma lottare sempre fino alla fine.
  • Cronaca Nera: Questa è una bellissima traccia di denuncia verso il male della società di oggi, dove , nessuno si fa’ scrupoli per di prevalere sull’altro. Le basi aiutano ad interpretare l’animo di questi ragazzi che rappresentano “CHI” nelle piazze e nelle strade non ci sta' più ad abbassare la testa. BRAVI!!!!!!
  • Notte: [C’è ancora un’altra notte per noi] ….qualcosa di magico… un viaggio all’interno della nostra coscienza, che solitamente, finisce con la mattina portatrice di una nuova possibilita’….di nuova linfa, per un altro giorno, per un nuovo passo.
  • Sangue freddo: Ci vuole sangue freddo per scappare dalle Pantere in questa savana dove tutto ha un costo e ci rimette solo chi non ha prezzo.
  • Noi o loro: Secondo me è la traccia più bella. Noi siamo qua per passione non siamo come loro che fanno tutto per costruire castelli di sabbia destinati a crollare alla prima difficoltà. E’ la passione che ci spinge ad imboccare una strada e a seguirla arricchendoci km dopo km.

Questa è una breve recensione sul primo gruppo che mi ha veramente stupito con il loro hip hop mai banale, impegnato ma anche brillante. Ascoltate Ramble on anche se non siete appassionati di hip hop perché è molto orecchiabile e continuate a seguire questi due rapper che ora si sono uniti a Debbit e hanno creato Unfamily e il loro ultimo album Unfamilyxtape.
CI STUPIRANNO!!!!!!!!


Album: Ramble on
Anno: 2009

venerdì 5 novembre 2010

SCOMPIGLIO - I tempi passano EP

Recensione 011: di Mr Gasperino

Quello che vi invito a fare è un viaggio con quattro artisti romani: Ivan Gobbo il cantante, Patrizio Porri il chitarrista, Enrico Alonzo il batterista e Paolo Perilli il bassista. Il loro nome ci impatta immediatamente con l'idea che questi artisti hanno della musica: SCOMPIGLIO.
Ci troviamo di fronte ad una formazione che si diverte a creare ritmi incalzanti con testi stimolanti.
Il loro Ep lanciato su Jamendo un anno fa è ricco sia di brani che di idee, non stanca affatto durante l'ascolto se la musica che unisce più generi musicali come il rock, il punk, il pop e la canzone d'autore è ciò che cercate. I TEMPI PASSANO è il titolo dell'opera che ci accingiamo a conoscere composta da 14 brani.
La prima traccia - TRA ME E ME - inizia con un riff di chitarra, che non è nient'altro che il preludio di tutta l'opera che ci stiamo accingendo a sentire sempre più nostra. Ottimo l'arrangiamento, la dimostrazione è nel fatto che nessun elemento sembri dominare l'altro, un unica coralità per un unico impatto musicale. Altra caratteristica è il tema portante del brano risulta buono già dal primo ascolto. [Prendo solo quello che mi scuote! Yeah! Veramente! Veramente! Eh! Dico a me … Che ora il passo è giusto e senza se Eh! Vedo che… Che il resto poi si muove intorno a me! Ooh! Scelgo solo...]
Nel secondo brano - STABILE RITORNO - il rock assume un aspetto più ruvido, anche se non si rinuncia alla ricerca di una melodia che resti impressa. Ottima voce che viene utilizzata come strumento dove viene confermato il concetto di un unica collettività musicale. [E si vive sottovetro forse un po’ Mentre il cielo acquista luce E tutto si riduce A fare i conti con il sesso forse un po’ Mentre tutto ci conduce Ad uno Stabile ritorno...].
Nel successivo pezzo rock – AMA DAVVERO – si tratta il delicato rapporto che si ha tra uomo e donna. Del futuro non c'è certezza sono le parole che colpiscono l'ascoltatore. L'invito nel donarsi completamente nel difficile rapporto sentimentale è lo slogan che i Scompiglio hanno voluto utilizzare [Ama davvero Sono un uomo e tu lo sai Un uomo forse perso dentro ai sogni suoi E guardami negli occhi e chiedi quello che vorrai Se è amore che cercavi amore avrai E del futuro no non c’è certezza E forse noi non ce l’avremo mai...].
La quarta traccia – CERTI GIORNI - ci presenta una ballata rock che fotografa la fine di un rapporto e i dubbi che lascia quest'evento [Dammi Ancora tre minuti Prendo Quello che resta e vado via Giorni Che sembrano infiniti Giorni Che non s’incontreranno mai Questo È quello che ora siamo noi Sesso Quello che cerchi ma non puoi Darmi Un’altra volta proprio no Danni Ne ha fatti troppi già il mio orgoglio Il mio orgoglio… Certi giorni lo chiamo amore Altri invece mi confonde il DOLORE Non riesco a capire qual'è la realtà e la finzione...].
Il quinto brano che da il titolo a tutta l'opera – I TEMPI PASSANO – è una riflessione sui nostri tempi, con la grinta di chi vive la musica come seconda pelle e le parole di denuncia che fanno parte della caratteristica del rock, si ha una buona fotografia del tempo che stiamo vivendo [I tempi passano I tempi passano in fretta sai Come l’acqua che scorre e non ritrovi mai I tempi passano in fretta sai Come quei treni pieni di pensieri in un attimo E vai! Lontano! Mentre i tuoi piedi sono fermi qui! Baciami, graffiami, leccami, sfasciami, uccidimi, violentami Spaccami la testa!...]
La sesta traccia - RADIO SCOMPIGLI - ci offre (ancora una volta) una serie di riflessioni su come siamo. Un pezzo che in qualche modo crea un certo SCOMPIGLIO [Sintonizza la tua mente su Radio Scompiglio E un’anima lasci e un’anima prendi C’è sempre qualcosa a cui pensare per abbandonarsi e farsi male Qualcosa da non svegliare, qualcosa da lasciare stare. Cellule, bottoni e cordoni ombelicali Sindromi freudiane e porte chiuse senza chiavi A ricordarci che dobbiamo senza dubbio stare… male! Molto male!...].
Si intitola - FLAVIAROSSI.COM - ed è la settima traccia che conferma la vena rock di questa formazione. Ci troviamo difronte ad un brano che colpisce per esecuzione e per la capacità di trattare con semplicità uno dei problemi che colpisce una buona parte della gioventù del nostro tempo [Cerco di stare seduto Neanche un minuto lontano da lei Salvo, la metto sul desktop Ci spengo il computer Io dormo con lei Tu Ovunque viva Tu Non importa la lingua le basi che hai Giro sempre in ricerca di altri tuoi file Cerco Flavia.com Flaviarossi.com Penso Flavia.com Vivo la vita reale Intanto sto male, io stacco con lei...].
Nell'ottava traccia - SOLO UN PO' DI TE - i Scompiglio ci propongono l'ennesima ballata rock, ennesima storia d'amore giovanile [Penso solo a come vuoi Che ogni volta ci parliamo Vedo solo come sei Ogni volta con ti amo Cerca di lasciarti andare Fosse solo per pensare Pensa di ascoltare il mare Cerca di lasciarti andare Cerca di provare a fare Fosse solo per pensare Pensa di ascoltare il mare Cerca di lasciarti andare Cerco solo come sei E ogni volta ci fermiamo...].
Il nono brano - L'ELEMENTO NATURALE - ci marca tutto quello scritto finora, sicuramente anche se  il testo può risultare semplicistico, emerge un pregio di questa formazione capitolina: raccontare situazioni in maniera semplice senza cadere nel banale è una caratteristica che pochi artisti hanno e in questo gli Scompiglio riescono molto bene [Meglio stare bene Meglio stare buoni Meglio stare tondi invece di… Graffiarsi lentamente, moralmente E poi trovarsi sempre qui. Meglio stare in piedi Meglio stare nudi Meglio stare sempre su di te Capire che sei stanca, umanamente onesta E che in fondo girano anche a te! Dimmi! Dimmi cos’è Questo elemento naturale Che mi lega a te...].
Con il decimo brano - GIROTONDO - con un messagio  politico affrontato ironicamente. Un brano contro chi vuole affondare l'arte e la cultura, mentre altri artisti avrebbero affrontato il brano con più rabbia, gli scompiglio risultano sicuramente gradevoli e più ascoltabili (del resto se si vuole far passare un messaggio qualsiasi forma d'espressione è accettata) [Sei tu che hai sempre qualche frase giusta Per farmi fare quello che non fai Sei tu che vendi l’aria a caro prezzo E se non compro uccidi ogni mia idea Sei tu tu tu tu tu tu tu tu Sei tu tu tu tu tu tu tu tu Sei tu Sei tu che non sai mai che cosa fare Se l’arte in parte scambi con follia Sei tu che scambi il miele con il fiele Urlando se poi non lo mando giù...].
L'undicesima traccia - ALLE 3 DEL MATTINO - è un ottimo, fantastico, eccellente brano. Sono tanti gli ascoltatori che potrebbero ritrovarsi in questa traccia. no spaccato di societa ottimamanete catturato e trasformato in musica. Chi lo ascolta può riscontrare tutta la fragilità dell'essere umano, che, durante la notte, si ritrova a riflettere sulla propria esistenza. Pronti a partire in qualsiasi momento per raggiungere chi si ama [Alle tre del mattino Vedo sguardi un po’ persi Alle tre del mattino in un bar C’è chi beve e saluta Chi sputa veleno in un bar Alle tre del mattino Dammi retta adesso Avrei bisogno soltanto di te Per continuare a parlare E farti capire soltanto che… Alle tre del mattino Dammi un attimo e ti dirò chi sei Se chiami un attimo verrò ovunque vuoi Dammi un attimo con te...].
Nella dodicesima traccia - IO BRADIPO - esplose tutta l'ironia che questa formazione romana ha tra le proprie caratteristiche. Ascoltare e giudicare [Mi sveglio e non c’è un cazzo nel frigo M’infilo le mutande La mia faccia si riflette nello specchio del bagno E Dio! Che alito pesante! Non riesco ancora a crederci che ti ho lasciata andare Eravamo sul mio letto mano nella mano Mi ricordo prima di svenire… Ed ora non ho più il coraggio dagli amici di farmi vedere Con che faccia gli racconto che era quasi fatta...]. 
L'ultimo brano -  IL TARLO - si tratta di una traccia LIVE dove gli SCOMPIGLIO raccolgono tutto quello scritto finora. Genio, ironia, slogan, semplicità sono tra le caratteristiche di questa formazione che promette divertimento A TUTTO VOLUME [Da quanto tempo sto fermo ad aspettare È troppo tempo e lo stomaco fa male Perché ho un tarlo fisso in testa, si un tarlo… Che mi spettina! E sono tante poi le storie Che mi affollano la mente Storie di donne e di misteri e di denaro e di dispetti Che non riesco più a gestire e che mi fanno vomitare Non riesco a dormire Stai lontano dai sogni miei Tu stai lontano...].

Album: I Tempi passano
Artista: Scompiglio
Anno: 2009




 

martedì 12 ottobre 2010

THE BARSEXUALS

Recensione 010: di Mr Renton

Questo gruppo è composto da tre elementi, tutti e tre  con soprannomi altrettanto degni di quanto il garage e il punk possono essere sporchi, senza dimenticare il blues, che comunque ribadisce l'idea del saper suonare e del sudarlo forte. 
Alla voce Red Valentine, alla batteria Gaile Primitive e alla chitarra Sal Fuzz, l'origine dei nomi è sconosciuta e speriamo resti tale e tanto in fin dei conti, è sempre meglio così .
 
La prima traccia che si incontra sul profilo di My space si intitola "Rye whiskey", l'intitolare e suonare una canzone in onore del whiskey di segale, mischiato alle note, alla voce e al casino della batteria di sottofondo ci può solo far pensare una cosa: bevo, suono, suono bene o male ??? mi faccio capire??? rye whiskey, butta giù, e non rompere le palle.
La seconda traccia, "Dead dog", ti porta nel deserto e lo stridolio della chitarra ti ricorda che sei solo e in cerca d'acqua, nel vento puoi trovare la voce di Red accomppagnata dal rumore dei serpenti provocato da Gaile e la goduria di Sal nel farsi sentire come una carcassa di animale.
Si balla sopra le casse da morto, come nella migliore tradizione messicana in cui i morti si festeggiano , perchè ogni tanto tocca capire, che i morti non si ricordano mettendo dei fiori  ma si ricordano dipingendosi la faccia di scuro, andare li nel cimitero, farli rinascere per pochi secondi a suoni e risate, alla fine fare come il titolo della canzone: "Dancin on your grave".
In "Freakman", la voce e la musica di sottofondo ricordano, urlando, che gli uomini sono semplici zombie che camminano trovando nei supermercati la sopravvivenza. Anche quello che può sembrare il più impomatato di tutti dentro nasconde vermi, vuoto, mostruosità - banale monotonia - la stessa sensazione, ma con un pò più d'enfasi la dà la traccia "My ding a ling".
In "Down south Boogie" si balla scordinati nel sentirsi profondamente dimenticati dal resto del mondo, perchè non si ha davanti la solita canzoncina attenta alla metrica, al timbro e alle parole. Ci si ritrova in un saloon con dei bifolchi si sta sù, ci si mena come assassini, si balla e basta .
 
Il garage è sporco, chi suona il punk è un disadattato di natura, e chi nelle vene ha il blues contrasta con tutto quello che si è scritto fino ad adesso. Una spiegazione a ciò??? c'è ne è soltanto una di spiegazione  ascoltatevi i THE BARSEXUALS  e poi quello che viene è spaghettiblues!!



Contatto: THE BARSEXUALS
Etichetta: No yet
Genere: garage - blues and punk.

sabato 11 settembre 2010

I MOSTRI

Recensione 009: di Mr Renton

I MOSTRI sono una formazione romana composta da quattro elementi, sostenuti e managementeniati dalla linea "new life promo", album in uscita e madness sulla schiena, si balla su grigi completi e sarto alla mano ci si cuce il risvolto per non sporcare i passi inglesi sul suolo nazionalista romano.

Le tracce sul display myspaceiano si dividono in:
SCUSA SE - in cui si ha subito un capovolgimento spaziotemporale in cieli cupi sulla scenografia di Roma, perché anche Roma ha il suo fumo e i suoi fumatori, il tono di voce e le chitarre inneggiano a un perchè non ci si guarda più in faccia, perché non c'è più la cosa di vedersi al bar e parlare del monotono futuro, con risposta muta "tanto ormai a chi gli frega più di noi?"
PIAZZA TRILUSSA - il Trilussa si è stufato di Roma, beve ceres, e tra cani randagi, punkabestia e parole rotte, chiede ai romani dei suoi tempi, si chiede il perché non si ha più poesia tra le proprie labbra, avete bisogno di Roma per procreare? Alla fine, con tono romano, dice vi prego "scappiamo via da questa nostra monotonia, tanto domani io ci ritorno altre tre birre e si è fatto giorno".
QUESTA E' LA MIA CITTA' - mettete il completo, il cappello deve avere le striscie come il peggiore dei cruciverba del Battezaghi, investite con la vespa la ordinaria giornaliera vita, ballate di fronte al gazometro e in fin dei conti, esultate per essere romani .

Se volete capire la costituzione anatomica del sanpietrino, capire il motivo per cui chi abita qui odia e ama allo stesso tempo la sua città, l'essere orgogliosi di indossare calzoni
stretti e avere le basette anche se gli altri ti criticano, portare avanti nel migliore dei modi la vanità romana con la musica, le parole, i beat, allora ballate, ascoltate.dite, e soprattutto .....MENATE!





I MOSTRI sono:
Voce e Chitarra Ritmica: Pietro
Basso: Matteo
Chitarra solistica: Mattia
Batteria: Lucio


Etichetta: Unsigned





martedì 20 luglio 2010

DISTANTI - Distanti EP

 Recensione 008: Mr Renton

Il gruppo Distanti, originario di Forlì , è uno di quei gruppi difficile da catalogare o da inserire in uno scomparto alimentare, gli si potrebbe dire di essere new melodic, punk rock o non so cosa altro, suonan questo è sicuro, e non ti danno un attimo di tregua.
L’ep, intitolato come il gruppo stesso, propone un reportio di cinque canzoni, in cui una storia di perdizione, credenze, fantasie e amore emerge nelle sinapsi disturbate dalla musica dello stesso gruppo.
“Poi un'altra storia“: si comincia con la voce del capitano che avverte i passeggeri dell’aereo di un atterraggio d’emergenza, peccato che la voce non si sente e la chitarra da l’ossigeno e il basso da la giusta bassa quota, chiedendosi – quale è il nesso tra le cose - e perché sono così stranamente eccitato???.
“Forsennati“: una volta scesi dall’aereo,si cammina sull’acqua e si comincia a credere ad un cristianesimo ateistico, nessun Dio, si crede a qualcos’altro, si balla su un letto d’acqua o si corre, si fa quello che gli si va di fare, con le onde che vanno piano e veloce insieme, come un tipo di sbronza - con questo campari - che non passa mai.
“Limonare duro”: nell’essersi rincorsi e vissuti, ci si trova ad un passo dalla costa e grazie agli strumenti si comincia a steppeggiare senza restare mai fermi dal mare alla terra ferma, e pensare a quella fantastica sensazione che –con il suo amore piango lei - ed anche se triste le ama le mie urla.
”Giorni d’ansia“: dopo essere trascorso innumerevole sulla terra ferma, un giorno seduti si pensa al desiderio di tornare a pattinare sull’acqua come una volta, anche persi ma mai così tristemente fermi, urla e – fingi una strada o una direzione - sicuramente sarà meglio del resto delle cose.
“Abitacoli”: si prova a ritoccare beatitudine interiore muovendo con le gambe gli arti inferiori verso una scelta, l’abisso, il rettilineo lento o l’altura, magari –sui colli - e comunque vada bisogna sempre pensare che il sistema nervoso a risposto.
Una volta finito d'ascoltarli questo gruppo giovanissimo di cinque componenti, si potrebbero accostare a gruppi come CCCP, ma più violenti e forse come meno – c - lasciandone una come (CATTIVERIA) ed i Prozac+, ma meno antidepressivi, un misto tra celestone e quindi giusto riempimento d’aria nei polmoni e tiopentale, agendo sul sistema nervoso come dolce anestesia.

Genere: Punk/Melodico/Popolare
Etichetta: Triste

Per Saperne di più: MySpace




martedì 22 giugno 2010

BETTY HOLE FREAK - in a yellow mellow squeasy lemon swimmin EP

Recensione 007: di Mr Renton


La prima cosa da dire è questa: this is a one man band, ovvero una persona che fa tutto da solo e quando dico tutto da solo dico che è voce, chitarra, hi hat, batteria bassa e kazoo, e solo per questo è da apprezzare perchè vuol dire che la musica non è che c'è l'ha dentro è che sono i suoi arti. Il ragazzo, e non per fare il modesto, poteva essere soltanto di una città, Roma,  questo non è per screditare le altre città, il fatto è che se sei di Roma nasci già provato, o possiamo dire meglio, già consumato, perchè questa città purtroppo ti altera dall'infanzia e crescere con una cultura musicale come lo è il nostro one man solo è assai difficile, perchè è molto più facile crescere con le canzoni di Gigi D'Agostino che con i The Clash o i New York Dools, quindi, quando capita l'occassione diciamocelo, Roma è coatta ed essere un alternative beat fuckin rocker, è difficile “regà”.

L'album, autoprodotto si presenta inversione cartonata, aprendolo, si comincia a perdersi nel personale circo che ogni persona si crea, con i propri freak, le proprie perle e le bestie rare, benvenuti in a Betty Hole Freak. Come stavamo dicendo prima, in LILIN CHARLIE, prima traccia,si assiste al peggiore dei pazzi che annuncia l'arrivo del circo (dell'album) in una sperduta cittadina di chissà quale pianeta, urlando, sbraitando per poi perdersi e ritrovarsi contemporaneamente con PUSSY SMORKEL, a bere del tè modificato insieme a Jhonny Rotten. 
La guerra è ciò che può distruggere un essere umano, e ciò accade in DOG DOGGIE RUN, in cui il singolo veterano urla alla propria nazione le colpe del suo stato mentale e le botte che e il nostro uomo dà sulla batteria sono le visioni a cui ha assistito su campi minati e braccia per aria, da qui ci sposta in medicheria con WETTY NURSE, un improbabile infermiera vestita da Godzilla con il ciuffo alla Elvis. PADRE VINCENZO'S PUSHIN DEVOTION, bhe flesharsi che un devoto parocchiano esce di casa per spingere sotto forma di ostie e suoni di tamburo l'incolmabile via della redenzione è cosa buona e giusta, le tracce YELLOW MELLOW - AH AH AH AH AH! - SKIP GET GOT A MOSQUITO, hanno come punto comune la psichiatria, il prendersi un peyote su un prato di microfoni, pensare a lei che è scappata con Hendrix e cercarla in qualsiasi magazzino perchè anche se si è folli, ognuno ha bisogno della sua terapia.

Si arriva poi al punto di spiegare alla propia esistenza che si ha soltanto bisogno di picchiare, picchiare un tamburo, farsi picchiare o andarsene a fan$%£/, e questo è quello che succede con SQUEASY LEMON SWIMMIN, inno alla instigo-violenza , sulla stessa linea, ma come punto di riferimento la propia regina è GLAD IS THE PIGGY, in cui si richiede la personale regina, portarla al factory e lasciarsi sballare dalle note perchè ogni tanto le gomitate sul naso fanno bene.

Genere: Rock/ Afro-Beat/ Tropicale 
 
Album: Autoprodotto 

Per saperne di più: http://www.myspace.com/bellyholefreak
 
 

lunedì 7 giugno 2010

THE 2000

Recensione 006:  di Mr Renton

Justice??? bene!
B.Noize??? bene!
2Manydjs??? bene!
Bloody beetroots,Crookers, Daft punk??? C@§§ø  se va bene!
Questi due ragazzi di Roma, THE 2000, hanno degli ottimi punti di riferimento, se pensiamo alla dance di Justice, al casino di Noize, alla maestria jedica dei Daft punk e tutto il resto dell'irresistibile pacifico caos che l'elettronica può combinarti nelle enteriora, e soprattutto, cosa più importante, di come questi due i giornali e le riviste musicali del pianeta (no modest bear, Sweden, skipper chippers, Uk, etc., etc., etc., etc.) ne parlano senza essere usciti con un album ufficiale, e nel caso dell'underground non ci interessa se ne parlano bene o ne parlano male, ma l'importante è stare sulle labbra di tutti e dare al consumatore l'ipoacusia da ritmo.

"GIVE ME A FAT BEAT" Già il titolo della prima traccia che troviamo sul myspace, ci suggerisce figuratamente una mattonella spezzata consciamente all'interno del cervello, chiedendo sempre di più di alzare il volume e dare alla casse un potere inconsueto, quello di non lasciarti da solo a ballare con i tuoi mostricciatoli nell'armadio, e comunque, già che la cassa mi urla "Jesus Christ a (is) lies", cosa altro devo spiegare??? (recensione simile per la traccia "WOUWO", la differenza è che con questa traccia, oltre ad essere abbonato al gruppo amplifon, hai bisogno direttamente di attaccare il jack alla prima venula che ti si forma sulla fronte dopo aver ascoltato i primi 15-20 secondi di traccia).

"MONKEY AGGRESION"  C'è ne è voluto di tempo per capire che noi bigotti discendiamo dalle scimmie, e con questa traccia, anche la cronologia di Darwin ci appare in maniera elementare, dando un senso all'articolazione motoria e un collegamento animalesco con i nostri istinti e la fauna dove viviamo, tutto questo grazie all'inizio della stessa formata da bassi forestali e caotici o, addirittura ululanti, per poi sfociare nella crescita dalla scimmia all'homo sapiens, arrivando a beat metropolitani e cementistici, riportandoci subito dopo a quello che realtà siamo, animali in gabbie di cemento.

"SHOCK" Il lavoro di questa traccia, a mio avviso, è quello di descrivere nel migliore dei modi lo stato confusionale che ti può colpire nella più assoluta caotica calma che solo l'elettronica può darti, con lo speaker che ti dice di avviarti verso le uscite di sicurezza facendo respiri profondi, anche se a volte tocca dei picchi di ripetizione shocckesca troppo confusionale, ma in fin dei conti lo shock è questo, pura scordinazione che da chiarezza soltanto nel momento in cui il suono, tra il casino generale, si distingue e resta muto.

"OAWCHA" E' come se ci si ritrovasse a Tokyo e si vedesse per strada un furgoncino bianco della volswagen investire una scolaresca, arrivare il prima possibile a rubare un ipod da 2000 Gg, premere play e ritrovarsi in uno dei club più mastodontici d'Europa, uccidere gli adipociti, ed essere spostati di nuovo in Giappone di fronte al maestro Miyagi che dice: mettere dischi, togliere dischi!

Alla fine basta soltanto crederci, come fanno questi due ragazzi di Roma, si prende una macchina per campionare e formulare, un'ampolla di dischi e un solvente d'impegno, e si può tirare fuori quello che, per la nostra generazione, è il nostro militarismo, come lo era nel70 la politica per i nostri genitori, pensate che si muovono soltanto le braccia e si casca un pò sulla pista per l'alcol nell'arterie e gli affumicamenti delle polveri celestiali, è anche quello, ma principalmente noi marciamo e sbattiamo i piedi per terra, e quando sua maestà elettronica Elisabettiana esige il sull'attenti, noi proviamo a diventare musica e l'elettronica è ritmo senoatriale . YESYEHAYES............give me a fat beat


Genere: Elettronica

per informazioni:

lunedì 24 maggio 2010

Atomo 2.0 - IL Germe EP

Recensione 005: di Mr Gasperino

Sono una band di Firenze con influenze musicali che loro stessi amano definire Naked Rock (Rock nudo). Spogliato da ogni strato. Se dovessimo etichettarli potremmo dire che il loro genere musicale è accattivante, pungente, crudo e graffiante.
Gli Atomo 2.0 sono una formazione Post Punk composta da Max Giomi Voce, Impy Chitarra, Maccu Falchi Basso e Luciano Pini Batteria. Inconfutabilmente ci apprestiamo a recensire un album che risulta buono e interessante già al primo ascolto. Sono una formazione che ha scelto la Licenza Creative Commons e che si autoproduce, sia per questo motivo, sia perchè ci propongono una buona musica ve li proponiamo. L'album in questione si intitola Il Germe, è scaricabile gratuitamente su
http://www.jamendo.com/it/artist/Atomo_2.0
 dove è uscito il 21 Maggio 2010.

1 – Intro: questa traccia aiuta sicuramente a comprendere lo stile del gruppo che ama rendere scarno il messaggio sia musicale che parlato. Sicuramente le prime due traccie si distaccano dal genere musicale che incontreremo in tutta l'opera.
2 – Outro: brano da legare al primo che con ridondanza musicale e recitata ci avviano all'album.
3 – Figli dell'atomo: a tutti gli effetti entriamo nel cuore di questa band, che si accinge a dipingere una tela non badando alle pennellate, grazie al testo traccia un panorama reale e poco distorto. La musica risulta graffiante, grezza e accattivante. Con questa traccia, come del resto le altre, ci rendiamo conto di trovarci dinanzi una band che ama a mettere a nudo il rock spogliandolo di inutili fronzoli.
4 – Artificiale e Superficiale: con questo brano ci si rende conto di trovarsi di fronte ad una formazione che non lascia nulla al caso, ma nello stesso tempo da all'ascoltatore un impatto che non concede respiro.
5 – Il tuo animale: Martellante e semplice. Sottolineando come spesso gli animali domestici vengono trattati meglio delle persone. “Sono un gatto pericoloso, sono un cane meraviglioso, sono un cavallo molto veloce, sono un leone troppo feroce: il tuo animale...”
6 – Why good: traccia registrata insieme a Samuele Senesi. Ottimo Rock. Sicuramente da ascoltare, più volte.
7 – Semplice domanda di cordialità: altro brano inciso insieme a Samuele Senesi. Ancora una volta ci troviamo dinanzi ad un opera rock graffiante, accattivante affatto banale.
8 – Tempo: ultima traccia incisa in collaborazione con Samuele. A chi pensava che il rock e il punk avessero raccontato tutto sicuramente si sbagliava, questo brano da validità a questa tesi. Dopo  averla ascoltata viene voglia di sentirla nuovamente.
9 – Dentro di me: Ultimo brano prima della traccia remix che chiude l'album. Ottimo brano come del resto è tutto l'album. Tutto resta in ordine come un dipinto dove il “maestro” non trascura nessun dettaglio, ma se quel piccolo dettaglio può apparire insignificante, fa si che l'opera assumi un carattere di unicità.
10 – Artificiale Superficiale: Noiserider Sci-Fi remix.

Se vole entrare in contatto con loro lo potete fare tramite:
Max Giomi:  Vox
Impy: Guitar 
Maccu Falchi: Bass 
Luciano Pini: Drums

Etichetta :Indie

venerdì 30 aprile 2010

Trigemino - Demo EP

Recensione 004: di Mr Renton 
 

La formazione e' romana e formata da un basso, una chitarra e una batteria, la semplicità della spartitura e del marciare .
Trigemino, già che si chiamano come il V paio di nervi cranici, autori della mimica facciali , nervi che ti raddrizzano le orecchie, ti spalancano gli occhi e ti mandano la mascella sulla destra, sono da ascoltare .

Al primo ascolto quello che ti colpisce è Rendezvous in Balera, una traccia che ti proietta nel delirio Las Vegassiano di Terry Gilliam insieme a Johnny Deep a bordo di uno cassone cavalcando la route 66.

In Strip Life il discorso cambia , gli strumenti si travestono da guardie e ladri e giocano ad inseguimenti come nei migliori polizieschi trash di stampo italiano.

Queste sono le due grandi divisioni a mio avviso del genere che i Trigemino possono offrirci: nel filone psichedelico entra Shuffled Thoughts e il lavoro di questa traccia e' portare la tua essenza su una collina di Los Angeles ad ascoltare rock'n roll e finire con la tua bionda nel migliore dei modi, a dare quello che la musica da, semplice amore.

Nel filone spaghetti western entrano Occluded Escape, Redundancy, The Chase, Two Timing Woman, Breathessness, chi più spinta, chi più a far sentire a tutti che chi suona non sono quindicenni con i brufoli.

I Trigemino sono una bella scoperta soprattutto se si vuole vivere come una rock star o morire per la patria con i basettoni e la fondina, o come il migliore dei dandy, con classe.

Alessandro - Drums
Francesco - Guitar
Riccardo - Bass

Etichetta - unsigned
Per saperne di piu' su di loro seguite questo link

domenica 11 aprile 2010

My Radio Boy - Salse

Recensione 003: di Mr Renton


Preparate il body con le stelline, a piangere per colpa di un videogame, a volare nell'aria, a mettere il costume a slip-pino e prendere di nuovo per mano il bambino lasciato sulle spiagge con le madri, alle feste con i pagliacci e davanti la televisione al trash anni '80.

My Radio Boy sono un trio della provincia di Roma, che mescolano il pop con i sogni infantili, prendendo spunto dalla semplicità che governa il pensiero dell'infanzia, plasmando il tutto con un ottimo ripiego sulle tastiere e di mixer.

" il ballo di Simone" ti fa venire voglia di indossare una parrucca e cercare la Carrà per dirgli quanto è inutile continuare così, perché saresti molto meglio te stesso.

"musica elettronica" non e' facile far ballare Super Mario con l'amata principessa e invece con questo brano ti da' l'impressione di assistere al primo matrimonio dell' interattivo, dando ovviamente il tributo al pianto delle tastiere.

"bolle di sapone" una danza shamana formata da un testo leggero come una vera e propria bolla di sapone, leggera che può scoppiare facile con un solo colpo di vento.

"biglie da spiaggia" i percorsi effettuati dalle biglie nel testo sono disegnate a perfezione, preparate anche il secchiello e la paletta, bruciate per un momento giacca e cravatta e perdetevi sul bagno asciuga.

"palloncini" e' l'essere felici che conta nella vita e distinguere anche la fragilità con i ricordi delle feste stesi sul divano e il primo risveglio ormonale , una traccia che ti resta in testa per la sua semplicità e allo stesso tempo la sua complessità nell’arrivare a capire che non c'e' bisogno di stuprare le tastiere o mettere nei testi parole come democrazia, parlare di una cosa che hanno visto tutti e di tutti i colori: palloncini!!!!!!!!!!!

… se avete la voglia di entrare da Rocco giocattoli e perdervi tra il lego e i playmobil ma non ne avete il coraggio, ascoltate My Radio Boy e il resto delle cose serie per un attimo diverranno quelle che sono: stronzate rispetto a un po' di quiete sinaptica.

Se ne volete sapere di più visita:

Album: Salse
Artista: My Radio Boy
Anno: 2009

mercoledì 31 marzo 2010

Officina della Camomilla - L'Officina della Camomilla EP

Recensione 002: di Mr Kocot

...L'Officina della Camomilla e' musica da ascoltare con un proiettore, un telo bianco, luce spenta e il sole che riposa nei tombini, quando nella citta' non c'e' nessuno e te ne vuoi stare a casa con qualcuno che ami. Le diapositive sono semplici e sgranate, tristi e malinconiche, ma estremamente dolci, come stecche di vaniglia. La prima diapositiva che scorre dal proiettore al bianco telo e' la porticina che bisogna aprire per entrare nell'Officina della Camomilla, dopodiche' salite a cavallo del suo mostro d'armadio e solcate senza paura le voci di sottofondo e le parole musicate di "dai graffiti del mercato comunale" e di "basmati" che tanto mi ricordano un vinile comprato una decina di anni fa' dei Teenage Fanclub & Jad Fair, da mettere su nelle domeniche piovose, per far l'amore, la prima volta. Senza fermare il proiettore, avanzate a piccoli passi nel mondo di Camomilla nei suoi "romantico=a strappo" e "EE Londra e Londra" dove affogherete in adolescenze e labbra come tagliole, che quando baciano dovrebbero far male, ma vi lascerete far sanguinare lentamente e tra suoni di carillion e flauti, vi infilerete i vostri jeans, uscirete a far spesa e sarete sorpresi a mangiare tranquilli fuori dal supermercato pensando al prossimo negozio di dischi da visitare!!! Tra superga e t-shirt sporcate da vino e fragole, sarete trasportati da mostri innamorati nel cielo di Milano, tra panchine che faranno da stanza ai vostri ascolti, delle tracce "gentilissimo oh" "le mie pareti fluorescenti di Nord Africa" e "le Timberland"......eppoi ecco "Charlotte" la mia preferita, cosi' sfasata e triste...senza parole. Arriverete rilassati fino all'ultima nota di questo EP cuffiette edition, realizzato su di un letto, tra un cuscino e una chitarra, con i suoni di "Nadeje e le ruote panoramiche" e "Mayoko e Adelaide" infine vi sveglierete solo per ascoltare la psichedelica, muro, fucsia, vino, bici, sala giochi ultima traccia, "ho le Reebok che brillano e ribrillano". Finito di ascoltare, forse vi fara' ricordare schegge di musica francese degli anni '60 o un Tenco triste e malinconico o addirittura i film di Pupi Avati, comunque vada ascoltate il tutto su di un letto a castello e poi lasciatevi cullare sognando ruote panoramiche e Talking Heads sui lampadari.....
Qui sotto trovate i link utili pe contattarlo:
Album: L'Officina della Camomilla
Artista: Officina della Camomilla
Anno: 2010

giovedì 18 marzo 2010

Eva Milan - Totem EP

Recensione_001: di Mr Gasperino


La prima recensione che vi propongo è quella di un’artista romana che risponde al nome di Eva Milan, la quale ha fatto una scelta determinata e coraggiosa, quella di pubblicare i propri album accessibili a tutti, liberamente, gratuitamente e scaricabili in modo legale dal sito www.jamendo.com – utilizzando la licenza Creative Commons.


Per immergerci in questo lavoro ho deciso di partire dal significato della parola del titolo dell’album Totem: «deriva da ototeman utilizzata dai nativi d’america per indicare un’entità naturale o sopranaturale, che lega fra loro determinati individui (famiglie, tribù o clan); viene considerato lo spirito che ha dato origine al gruppo». Se ci rilassiamo mentalmente mentre ascoltiamo le tracce che compongono quest’opera, ci troviamo trasportati, grazie ai testi impegnati e i suoni tribali, percussivi e ripetitivi, seduti intorno a un Totem estasiati e traslati insieme ad una tribù a cantare, suonare e ballare. Questa sensazione descritta è apprezzabile già dal primo ascolto, dove ad emergere non è la voce dell’artista (anzi una critica va posta alla registrazione in studio, che per omologare il suono, spesso ha trascurato la voce che, se pure non eccellente, colpisce e risulta complessivamente interessante), non la capacità di un singolo strumentista (eccetto per l’ultima traccia dove la chitarra classica si distingue dal resto della formazione), ma semplicemente una coralità di strumenti che in ogni traccia ci riporta al tema centrale dell’album – tutti seduti attorno ad un Totem ascoltando un rock- indie.


Una particolare attenzione la poniamo sui testi, mai banali – anzi – che possiamo definire delle vere e proprie poesie. Si può tranquillamente dire che la Poetessa Eva Milan sia stata prestata al mondo della musica. Tutto l’album verte su un tema tribale suonato decentemente da tre musicisti che accompagnano Eva (chitarra e voce) che sono: Marco De Masi (basso, chitarra acustica e flauto), Marco Mattei (chitarra) e Andrea Morsero (batteria). L’album va in un crescendo dalla prima alla sesta traccia presentando in più occasioni l’idea di aver lasciato alcune imperfezioni esecutive. Nessun musicista spicca od eccede, ma le chitarre – spesso nella loro semplicità – risaltano alcune idee e risultano ben congeniate.


La prima traccia (Sull’orlo dell’abisso): ci immette da subito nel tema portante di tutto l’album. Immediatamente ci si imbatte nelle caratteristiche vocali, ma soprattutto quello che colpisce sono i testi.


Il secondo brano (Condizionatamente): per circa quattro minuti ci si trova al centro di ritmi percussivi e ripetitivi che pongono il giusto accento al contenuto dell’opera. Il tutto risulta ben arrangiato, ma ancora una volta a catturare l’attenzione dell’ascoltatore, saranno le parole utilizzate. “Sale la nebbia, diventa oscurità”.


Con la terza canzone (Laura): ci imbattiamo in una ballata rock. Da ascoltare.


La pista quattro dell’album (Cose Fuori Dal Mondo): è semplicemente un capolavoro, nella sua imperfezione colpisce, cattura e soprattutto – cosa da tener ben presente in quest’epoca – da spunti di riflessione. Ancora una volta a percuoterci è l’intensità del testo che, con poche parole, segna un concetto dai mille risvolti.


Il quinto motivo (Controcorrente): da subito l’arrangiamento creato fa sembrare di andare controcorrente, con fatica si riesce ad andare avanti. Con un solo aggettivo: Interessante.


Giunti all’ultima traccia (Esodo): non si vira rispetto all’idea originaria dell’album, ma il brano spicca sia per il contributo della chitarra classica di Luca Lo Perfido, sia per il cantato di Eva, che accendono un’emozione e ci fanno sentire come un popolo pellegrinante senza meta, dove il canto da preghiera si trasforma a disperazione.


Conclusioni: Sicuramente un ascolto più attento e ripetuto mette in luce alcuni nei, ma l’impronta dell’opera è che l’artista abbia spinto su un’esecuzione corale, anziché individuale. Ciò che colpisce senza nessun dubbio è che ci troviamo di fronte ad una persona che ha prestato la sua penna poetica alla musica rock, se l’intento era di far sentire l’ascoltatore dentro una tribù indiana d’America è riuscito in pieno. Se ci si lascia andare si avrà l’impressione – come già scritto – di trovarsi all’interno di un rito dove ognuno si esprime con i propri mezzi, pertanto ciò che conta non è la forma ma il contenuto.


Album: Totem
Artista: Eva Milan
Anno: 2009